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Mobbing Dick, per l'Achab che è in ognuno di noi

2021-02-04 09:56

Luigina Sgarro

Psicologia organizzativa, Articoli, cultura organizzativa, organizzazione, mobbing, psicologia organizzativa,

Mobbing Dick, per l'Achab che è in ognuno di noi

C'è un capitano Achab dentro ognuno e, se siamo saggi, ci limiteremo a perdere solo una parte di noi stessi nel mondo del lavoro, se siamo folli, come Achab, ne

C'è un capitano Achab dentro ognuno e, se siamo saggi, ci limiteremo a perdere solo una parte di noi stessi nel mondo del lavoro, se siamo folli, come Achab, ne usciremo annientati.

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Moby Dick è la balena bianca inseguita dal Capitano Achab nell'omonimo romanzo di Melville, un orribile mostro marino la cui uccisione è l'unico scopo del comandante del Pequod.

 

Ma perché tanta animosità?

 

In fondo la balena bianca non è che un enorme cetaceo il cui torto è stato ribellarsi all'idea di essere catturato per essere trasformato in maleodorante olio da illuminazione e bistecche forse neanche troppo pregiate. Nel tentativo di salvare la propria vita, l'ingombrante mammifero, messo alle strette da Achab, si limita a dare un morso all'arto inferiore dell'uomo che avrebbe voluto ucciderlo, trattenendo un souvenir del suo nemico, che probabilmente ha anche buttato via, avendo, come tutti i membri della sua specie, una maggiore inclinazione per il plancton.

 

Da un punto di vista oggettivo, potrebbe sembrare un baratto spiacevole, tuttavia equo: tu vuoi uccidermi, io mi difendo, ti lascio la vita. In cambio trattengo un pezzo di te perché tu possa ricordare che non è una buona idea venirmi a cercare. Ma Achab non è d'accordo sul pari e patta, la ribellione del bestione gli pare eccessiva, quindi, una volta equipaggiatosi di gamba artificiale, rigorosamente di osso di balena (osso per osso, dente per dente)  si rimette a caccia e, pur di annientare il nemico (qui mi duole fare spoiler ma, poffarbacco, parliamo di un testo considerato tra i massimi capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi) trascina nella sua vendetta e nella morte tutto il proprio equipaggio lasciando unico testimone, ai margini dell'abisso, il povero Ismaele, che viene soccorso e salvato e a cui tocca raccontarci tutto ciò, probabilmente anche come catarsi per il suo disturbo da stress post traumatico.

 

Sempre animali evochiamo, quando usiamo la parola mobbing, termine preso a prestito dall'etologia, che descrive il fenomeno per il quale un gruppo di uccellini si mette d'accordo per aggredire insieme un grosso predatore.

Non si sa come il termine, nel mondo del lavoro, ha finito per designare il ben meno nobile fenomeno in cui un gruppo di colleghi o di superiori gerarchici perseguita una persona indifesa.

 

Sulle sfumature di significato della parola "Dick" preferisco sorvolare, perché siamo in fascia protetta (almeno parte del tempo e non si può cambiare il testo a intermittenza per adattarlo alle fasce orarie) diciamo solo che, in taluni contesti, può stare a significare "carogna", persona poco corretta, furfante.

 

Come psicologa organizzativa e psicoterapeuta mi trovo spesso a pensare che i due contesti sociali più potenzialmente patogeni sono due:

 

  • la famiglia
  • il posto di lavoro

 

Il motivo è semplice, sono ambiti in cui troviamo a interagire per più tempo, con le stesse persone, su temi che ci toccano da vicino ed emozionalmente, la nostra immagine di noi stessi, il nostro senso di autoefficacia, eccetera.

Achab finisce per soccombere, con tutto l'equipaggio, nella sua caccia alla balena bianca, il grosso mammifero, d'altronde, non ne esce illeso.

L'ambiente di lavoro spesso ci spinge a comportamenti disfunzionali, Daniel Goleman parla addirittura di "sequestro emozionale". Siamo preda delle nostre emozioni e prendiamo decisioni che danneggiano noi stessi e gli altri solo perché il nostro cervello primitivo, che ha ancora un ruolo importante nel guidare e orientare le nostre azioni, nonostante tutte le arie che si dà la corteccia cerebrale, non fa grosse distinzioni tra il leone che ruggisce nella foresta e la minaccia di tagli al personale di cui abbiamo sentito parlare nel corridoio e prende il comando facendoci perdere la lucidità nel prendere decisioni.

 

In poche parole, in qualunque parte della famiglia organizzativa ci troviamo, e in qualunque fase dello sviluppo, è probabile che, di fronte alle tensioni, continue o acute, scattino dentro di noi dinamiche epiche ed emozionali che sono riedizioni dei nostri peggiori schemi comportamentali al di fuori del lavoro.

C'è un capitano Achab dentro ognuno e, se siamo saggi, ci limiteremo a perdere solo una parte di noi stessi nel mondo del lavoro, se siamo folli, come Achab, ne usciremo annientati. Ma se siamo Ismaele, torneremo tutti interi a casa per raccontarla.

 

Chiamatemi Ismaele.

 

 


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