Agli inizi degli anni 2000, il mondo era ancora sotto l’incantesimo di Internet.
Era un periodo che richiedeva leader fuori dal comune, e ciò portò all’emergere degli amministratori delegati cosiddetti “superstar”: quei grandiosi, autocelebrativi e genuinamente narcisisti leader che dominavano le copertine delle riviste d’affari più note. Uno dei loro più grandi pregi è quello di essere ottimi oratori, sono creativi, e hanno la grandissima abilità di ispirare e attirare followers.
I tempi ora sono cambiati, e abbiamo imparato molto anche riguardo i pericoli del portare troppo rispetto a personalità di un certo calibro; esiste infatti un lato oscuro nel narcisismo: come ci insegna Freud, i narcisisti sono emotivamente isolati, diffidenti, mancano di empatia. La sfida è quindi quella di trarre vantaggio dai loro punti di forza mitigandone le debolezze.
C'è qualcosa di nuovo e audace nei CEO di oggi rispetto ai grandi dirigenti d’azienda degli anni tra i ‘50 e gli ‘80: questi ultimi evitavano la stampa ed i loro discorsi erano preconfezionati dai PR dell’azienda. Gli amministratori delegati “superstar” di oggi – vedi Steve Jobs, Bill Gates, Jeff Bezos etc - concedono interviste spontanee, scrivono libri, promuovono attivamente la loro filosofia personale, stimolando e ispirando le masse. Queste grandi personalità non solo adornano le copertine di riviste come il Time o l’Economist, ma consigliano le scuole su ciò che i ragazzi dovrebbero studiare, e i legislatori su come investire il denaro pubblico.
Ci sono molteplici ragioni per cui i leader di oggi sono più in rilievo rispetto a quelli del passato: la prima è che il business gioca un ruolo sempre più attivo nelle nostre vite; la seconda è che il mondo del business si sta evolvendo e necessita di leader carismatici e visionari per stare al passo con i tempi. La terza ragione, come sottolinea Maccaby, è un pronunciato cambiamento nelle personalità dei leader strategici ai vertici, che somigliano molto a quelle che Sigmund Freud chiamerebbe “narcisisti”.
Durante la storia, i narcisisti sono sempre emersi per ispirare le persone e dare forma al futuro. Quando erano le arene politiche, religiose, militari a dominare la società, erano figure come Napoleone, Roosevelt, Gandhi, a determinare l’ordine del giorno. E andando avanti, passo dopo passo, il business è diventato il motore della società e con esso sono nati i grandi leader. Basti pensare a persone come Rockefeller, Edison, Ford, che hanno dato nuova vita all’industria americana. Ed è ciò che sta succedendo tuttora.
Ma come Freud riconobbe i pericoli del narcisismo, comprese che poteva essere estremamente utile, se necessario.
Leader come Jack Welch o George Soros sono l’esempio di come il narcisismo puo’ essere produttivo. Loro vedono una visione più ampia e creativa nella rischiosa sfida di cambiare il mondo, lasciando dietro di loro una grandiosa eredità. Ma non sono solo acquirenti rischiosi, bensì incantatori che convertono le masse con la loro retorica. Il rischio sopraggiunge nel momento in cui il narcisista diventa un sognatore irrealistico, credendo che solo le circostanze sbagliate o i loro nemici possano bloccare il loro successo.
È semplice capire perché il concetto di dirigenza narcisistica non significa sempre dirigenza di successo. Si consideri il caso di Pehr Gyllenhammar della Volvo. Aveva un sogno rivolto ad un pubblico internazionale, ovvero un piano per rivoluzionare il lavoro in fabbrica sostituendo la linea di assemblaggio - caricaturizzata da Charlie Chaplin in Modern Times – con un lavoro di artigianato di squadra. Presto però il suo successo iniziò a scemare lentamente: Gyllenhammar sentì di poter ignorare le preoccupazioni dei suoi dirigenti operativi. Iniziò a perseguire affari rischiosi e costosi, pubblicizzandoli in TV e con la stampa. Se da un piano possiamo pensare ad un semplice errore di strategia, dall’altro possiamo attribuire la sua discesa alla sua personalità narcisista. La sua eccessiva stima in sé stesso l’ha portato a credere di essere colui che gli altri volevano a capo di un’azienda multinazionale. Le sue fantasie lo portarono così a cercare una fusione con la Renault, non molto amata in Svezia. Siccome Gyllenhammar fu sordo alle lamentele, i suoi azionisti rigettarono il suo piano, e lui non potè far altro che ritirarsi.
Visto il sempre maggior numero di narcisisti al timone delle imprese di oggi, la sfida attuale è quella di far sì che non si autodistruggano portando così al disastro la propria azienda. I narcisisti hanno spesso bisogno di colleghi e di terapisti se sperano di potersi liberare dei loro limiti, ma non è sempre facile, vista la loro estrema indipendenza e autoprotezione.
Freud riconobbe svariate tipologie di personalità, suddividendole in 3 tipologie: erotica, ossessiva e narcisista. Ognuno di noi ha elementi di tutte e tre le sopracitate, una più dominante delle altre, facendo sì che reagiamo in maniera differente ai successi e ai fallimenti.
- Quando si parla di personalità erotica, non ci si riferisce ad una personalità incentrata sullo spettro sessuale, ma ad una per cui l’amare e l’essere amato sono gli aspetti più importanti. Come manager, sono premurosi e di supporto, ma tendono ad evitare il conflitto e fanno sì che gli altri dipendano da loro.
- Gli ossessivi, al contrario, sono autosufficienti e coscienziosi. Creano e mantengono ordine, rendendo più efficace il lavoro dei responsabili operativi. Cercano costantemente il modo di aiutare le persone ad ascoltare meglio, risolvono conflitti, e cercano soluzioni vantaggiose per tutti.
- I narcisisti, il terzo tipo, sono indipendenti e non facilmente impressionabili. Sono innovatori, motivati a dare il massimo nel mondo degli affari per acquisire gloria e potere. Vogliono imparare tutto ciò che c’è da sapere riguardo all’azienda e i suoi beni. A differenza delle personalità erotiche, loro vogliono essere ammirati, non amati. E diversamente dagli ossessivi, sono in grado di perseguire aggressivamente i loro obiettivi. Di tutte le tre personalità, il narcisista è quello con la più alta probabilità di isolarsi nel momento del successo.
Quando si parla di leadership, possiamo imparare dai tre tipi di personalità: l’erotico di solito non diventa un ottimo dirigente, in quanto ha troppo bisogno di approvazione. L'ossessivo è un leader migliore, critico e prudente. Ma è il narcisista che rispecchia l’immagine che ognuno di noi ha di grande dirigente. Questo per due motivi: hanno una visione convincente per le aziende, e hanno la capacità di attrarre un seguito.
Se domandiamo ad un gruppo di manager di definire la figura di leader, risponderanno sicuramente “Una persona con una visione”. I narcisisti capiscono questa questione particolarmente bene, non sono analizzatori che trasformano semplici domande in enormi problemi, non cercano di capire il futuro, bensì di crearlo.
Come durante i giorni della Rivoluzione Francese, il mondo sta cambiando in maniera sorprendente: i narcisisti hanno opportunità che non avevano mai avuto prima. In breve, i leader narcisisti di oggi hanno davvero la possibilità di cambiare le regole del gioco, come potrebbero farlo lo vediamo nella seconda parte dell’articolo.
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