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Vorrei avere un euro per tutte le volte che ho sentito questa frase, declinata in tutte le sue varie sfumature.
"Non sono una persona diplomatica…"
"Non ho peli sulla lingua!"
"Dico sempre quello che penso" (sottinteso soprattutto quando ciò che penso è sgradevole.)
"Non sono una persona che la manda a dire".
E via sfoggiando.
L'unica invariante è la malcelata fierezza con cui questo "apparente" difetto viene esibito.
Perché la maggior parte delle persone pensa che dire la prima cosa che ci viene in mente, nel primo modo in cui ci viene in mente, al nostro interlocutore sia un pregio?
Perché questo avvenga ci devono essere alcune premesse, la persona col "caratteraccio":
1. Ritiene che quello che ha da dire sia la verità assoluta e che, pertanto, il problema sia dell'interlocutore, e non suo (con buona pace dell'autocritica).
2. Ritiene che ferire i sentimenti dell'interlocutore, soprattutto se in posizione di potere, sia una dimostrazione di forza e coraggio, e non una semplice esibizione di aggressività e a volte anche di cattiva educazione.
3. Pensa che "dire a una persona il fatto suo" sia l'obiettivo principale, senza preoccuparsi che quello che dice possa essere di una qualche utilità.
4. Usa il pretesto della sua imperizia sociale per giustificare il fatto di non avere avuto più successo nella vita.
5. Resisterà, con qualunque mezzo, a ogni tentativo di diventare un comunicatore più efficace, che considera punto di vista ed emozioni dell'interlocutore, trincerandosi dietro un "sono fatto/a così" (sottotitolo: perché migliorare la perfezione?).
D'altro canto, l'obiettivo di questa mia riflessione non è certo "dire a queste persone il fatto loro", perché "non ho peli sulla lingua" e "dico sempre quello che penso".
Credo che dietro lo stile sociale di queste persone ci sia una reale difficoltà nel cambiare il proprio stile senza sentirsi finti, ipocriti, maldestri, perché probabilmente, nel loro percorso personale non hanno avuto l'opportunità di apprezzare lo splendido potere della comunicazione non violenta, del dialogo costruttivo, dell'integrazione del punto di vista dell'altro.
Se ci vuole coraggio a dire le cose in faccia, ce ne vuole ancora di più a mettere in discussione se stessi, a essere umili di fronte agli altri, a pensare di non avere tutte le risposte.
E, se alla fine, non avremo più un brutto carattere… be' pazienza!
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