IL FATTORE UMANO
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Ho sempre amato le stagioni, il loro andare e venire, il loro creare una parvenza di ritorno, di “rimediabilità”.
Dopo l’inverno implacabile di alberi scheletriti torna la primavera, dapprima timidamente, con un verde vibrante tra i sassi, poi un’esplosione di colori e profumi, è la stagione del fiorire, che cede il posto all’estate, con le sue giornate assolate e le ombre nette, i tramonti che sciolgono la luce in colori limpidi e le notti stellate, la stagione della raccolta. Quindi arriva l’autunno.
L'autunno anche nella metafora della vita, è un momento di declino, di perdita, ma anche di intensa e ammaliante bellezza. Alcuni luoghi, come alcune persone non sono mai stati belli come nel loro autunno. È la stagione del lasciare andare.
Infine, ecco di nuovo l’inverno.
Anche l’inverno può essere amato, ci spinge a riscoprire la gioia del calore, ad accendere le luci per fugare la notte, a stare più vicini, più “dentro” le case e noi stessi.
Nella metafora della vita spesso la stagione invernale rappresenta la vecchiaia, eppure l’anno inizia in inverno, i semi sotto la terra aspettano di fiorire, così come la vita umana aspetta di sbocciare. La vita, così come l’anno, inizia e finisce in inverno, l’inverno è la stagione in cui è necessario affidarsi all’altro.
Le stagioni dell’esistenza umana dipendono solo in parte dal passare del tempo, in una certa misura siamo noi la nostra stagione, il nostro rapporto con noi stessi può trasformare in primavera il più gelido degli inverni, in inverno la più fulgida estate, in estate l’autunno più disperato.
Il mio augurio per il 2024 è, qualunque sia la vostra stagione, che possiate amarla, o accenderne un’altra.
Dentro di voi, da qualche parte, c’à la stagione di cui avete bisogno.
Auguri di Buon 2024