Ognuno di noi, almeno una volta, ha finto che andasse tutto bene anche quando la realtà era ben diversa. Hai avuto una brutta giornata a lavoro, ti senti stanco, stressato, sopraffatto. Poi un collega ti chiede “Come stai?”, e la risposta arriva, automatica e dettata dall’abitudine, “Oh, bene”. Ma non è così. Stai passando un brutto momento, ma trovi difficile parlarne.
Parlare del proprio benessere psicologico sul lavoro non è mai facile: pur essendosi ormai rinnovato l’interesse per il benessere mentale, continua a essere quasi un tabù parlare di sentimenti quali la debolezza, l’esaurimento nervoso, e l’avere difficoltà sul lavoro.
Ma la questione è: essere in grado di parlare del benessere mentale è importante. Specialmente adesso, in un momento in cui ognuno di noi sembra essere più suscettibile alle brutte giornate, settimane, o mesi, senza vedere all’orizzonte una fine concreta. Anche se non si ha voglia di parlare di problemi di benessere mentale, fa un’enorme differenza sapere di poterlo fare – sapere di non venire giudicato o di compromettere il proprio lavoro per questo.
Perché può essere difficile parlare di benessere mentale sul lavoro
1. È personale
L’interazione con i colleghi di lavoro occupa la maggior parte della giornata; è logico supporre che si passi più tempo con loro che con la famiglia. Quindi è più che comprensibile provare timore all'idea di potersi aprire con i compagni di lavoro su qualcosa di intimo come il proprio benessere psicologico. Si può non volere una connessione a quel livello con colleghi di cui non si sa se fidarsi, o non voler caricare di questo fardello quelli di cui ci si fida. Anche se si ha voglia di liberarti da un peso, il pensiero di poter essere rifiutato può farla sembrare una mossa rischiosa.
2. Non vuoi essere visto come “l’unico”
Essere il primo che parla apertamente di un argomento così delicato può essere troppo per noi, specialmente se la cultura del posto di lavoro tende ad essere emotivamente chiusa, la paura di essere ostracizzato può essere ulteriormente ingigantita. E siccome nessuno vuol essere il primo, la cultura “chiusa” va avanti.
3. Non vuoi compromettere il tuo lavoro
Parte dello stigma che trattiene le persone dal parlare delle loro difficoltà è la credenza di essere, in qualche modo, meno capace degli altri se si ha bisogno di aiuto. Se ammettiamo di sentirci sopraffatti, di non riuscire a gestire tutto, temiamo di non venir tenuti in considerazione per i progetti futuri o per un eventuale avanzamento di carriera – specialmente in posti di lavoro più competitivi. Eppure è importante sapere di poter parlare liberamente del proprio benessere mentale (pur sapendo di non averne bisogno).
Anche se non deciderai mai di parlare del tuo benessere mentale sul posto di lavoro, dovresti comunque sentire di poterlo fare. Perché?
1. Sentirti incapace di esprimere te stesso può rendere ancor più difficili i momenti duri
Sul lavoro, sentirsi sotto pressione e fingere che stia andando tutto bene quando in realtà non è così, può essere sfiancante. D’altro canto, un posto di lavoro che permette alle persone di sentirsi libere di esporre le loro sensazioni, anche le più negative, incoraggia delicatamente il modo di trovare una soluzione. In più, il fatto di permettere a te stesso di non stare bene al 100%, in qualche modo, ti fa sentire bene, ed è direttamente collegato al sentirsi meglio nell’ambito lavorativo.
2. Parlare con la persona giusta può aiutare
Che sia una conversazione con il responsabile delle risorse umane, o una chiacchierata durante la pausa con un collega, ma il semplice atto di aprirsi con qualcuno può fare meraviglie. Spesso e volentieri i discorsi riguardanti il proprio benessere psicologico ci sembrano così privati ed intimi che il solo fatto di avere qualcuno che ci ascolta può essere positivo.
3. Aiuta anche gli altri ad aprirsi
Quando inizi a condividere le tue emozioni, inizieranno a farlo anche gli altri. Quindi quante più persone lo faranno, tante più si sentiranno in diritto di farlo, e così, presto non sarà più un tabù.
Cosa possono fare colleghi e organizzazioni, invece, per aiutare?
1. Incoraggiare la consapevolezza dei sintomi del benessere mentale in te stesso e negli altri
Far sì che diventi “normale” parlare di problemi di benessere psicologico è il punto d’inizio del cambiamento. Se sei in una posizione manageriale o nelle Risorse Umane, incoraggiare i capo team e gli altri dirigenti ad aprirsi riguardo alle loro difficoltà può far sì che anche gli altri si sentano incoraggiati a farlo. Anche se non sei un dirigente, dimostrare apertura, cura di sé, e interesse per il benessere mentale degli altri può davvero avere un forte impatto sui tuoi colleghi.
2. Offrire privatamente risorse accessibili a tutti
Ci sono posti di lavoro che offrono Programmi di Assistenza agli Impiegati (EPA), ma spesso lottano per far sì che vengano usati dai dipendenti. Questo succede in parte perché, siccome le persone devono cercare questi servizi, si sentono come se mettessero in piazza il fatto di avere un problema.
3. Fornire vie di comunicazione chiare e variegate
Le HR dovrebbero assicurarsi che ci sia un team di personale specializzato cui gli impiegati sappiano di potersi rivolgere in caso di difficoltà. Se c’è solo una persona designata come contatto di supporto, in molti casi, è improbabile sia sufficiente per tutte le persone che ne hanno bisogno. Idealmente, il progetto di raggiungimento dovrebbe essere facile, privato ed asincrono.
4. E cosa più importante: non forzare niente
È fondamentale rendersi conto che ognuno ha un diverso livello di comfort quando si tratta di argomenti privati e delicati come questo, e che condividerà ciò che vuole, quando sentirà che è il momento giusto di farlo. Il meglio che possiamo fare tutti è far sì che il luogo di lavoro diventi un posto sicuro per condividere le nostre vulnerabilità ed i nostri problemi di benessere psicologico.
Il cammino per arrivare a quel momento non è breve, ma ne varrà assolutamente la pena.
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