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Per un amico

2018-10-18 19:15

Luigina Sgarro

Per un amico

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Il Magister Mongai e io in una delle  nostre passeggiate immaginarie. Grazie  a Giada Cucchi. 

Il 2016 si è portato via David Bowie, George Michael, Carrie Fisher, insomma, pezzi importanti della mia infanzia e adolescenza. Ma, soprattutto, il 2016 si è portato via un mio caro amico, Massimo Mongai. Era un artista anche lui, un uomo eccentrico, se così si può dire, di grande erudizione, ingordo e avido della vita in tutte le sue forme, si è consumato come una candela che abbia bruciato dai due lati, per citare Blade Runner, film e libro sul quale abbiamo avuto una delle nostre interminabili discussioni. Quanto poi fossero davvero discussioni, non saprei dire. Era più facile definirli divertenti monologhi raramente interrotti, profluvi di parole, spesso citazioni o autocitazioni, narrate con la sua bella voce, forse una delle più belle che io abbia sentito, accompagnati dall’immagine della sua mole possente che gli era costata non pochi problemi di salute, molte diete e due ginocchia di titanio, cosa di cui lui andava particolarmente fiero, poiché lo rendevano accomunabile a un Cyborg. Come facesse a sapere tutte le cose che sapeva, resta per me un mistero. Ritagliarsi un angolo di conversazione autonomo quando c’era lui era arduo, aveva sempre qualcosa di interessante da dire su tutto, impossibile fosse a corto di argomenti e aveva voglia di condividerli. E ora, se ci penso, forse sapeva che aveva meno tempo di noi, e doveva dirci tante parole, troppe parole, tutte le parole. Ci vedevamo a cena abbastanza spesso, c’era un nucleo duro di affezionati che avevano voglia di stare insieme a parlare di fantasy, libri e film, disquisire sul fatto che Star Wars fosse davvero fantascienza oppure no. La critica letteraria lui la liquidava in due parole come una forma di "impotentia scribendi" e i romanzi criptoproustiani, come chiamava quelli intimisti, li disprezzava disdegnandoli, ridendo sotto i baffi e sopra la barba, soprattutto perché sapeva che io, invece, i romanzi di Proust li amo molto. Ecco, io avrei visto volentieri un concerto di David Bowie, era nella mia "bucket list" e ora devo depennarlo senza averlo fatto e mi mancherà, ma mi mancherà assai di più non poter più sentire la sua risata forte, il suo tono irridente, il modo tenero in cui mi chiamava "la sua pupilla". Si vantava molto del fatto che due donne Francesca Garello e io, avessero creato la voce per lui su Wikipedia ma non siamo state noi, almeno non io, a scrivere la data della sua fine. Io non ce l’ho fatta e credo neanche lei. L’utlima volta che ci siamo sentiti gli ho detto: "mi raccomando Massimo, rimettiti presto, mi devi aiutare a scrivere il mio romanzo" e lui mi ha risposto con dolcezza (ripeto, sapeva essere anche tenero) "per quello c’è tempo". Non c’è stato più tempo , ma non importa, noi al tempo non ci crediamo, e in qualche strana dimensione potremo incontrarci ai confini di una realtà, ai margini di una galassia polverosa, seduti ad aspettare che esploda una supernova. Continuiamo le nostre cene senza malinconia, perché non sarebbe un buon modo di celebrarti, ancora non riusciamo a parlare di te, riusciamo solo a tacere di te, ma anche questo passerà. Finché ci siamo noi, ci sei sempre anche tu. Alla prossima, Magister." 


https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Mongai http://www.ilfattoreumano.it/home/letteratura/per-un-amico/

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