La settimana scorsa abbiamo parlato in generale di che cos’è l’assessment: https://ilfattoreumano.it/articoli?art=26ora vediamo insieme quale ne costituisce, a mio avviso, una delle principali criticità.
La variabile dell’osservatore
Potrei passare in rassegna tutte la letteratura sfavorevole che esiste sull’assessment ma credo che sia sufficiente menzionare una delle critiche più frequenti: l’assessment così come è descritto simula delle situazioni, non è attendibile per rilevare le azioni e le reazioni tipiche di un individue, tantomeno può essere predittivo del suo futuro. Ma spesso si tende a dimenticare che esso stesso è una situazione.Mi spiego meglio: lo psicologo, l’osservatore, registra la reazione allo specifico stimolo. Ad esempio, sulle note, potremmo veder scritto: "Mario Bianchi, di fronte alla reazione aggressiva di Anna Rossi, si ritrae e si richiude in se stesso". Da questo comportamento, se reiterato più volte nel corso della simulazione, l’osservatore potrebbe dedurre che Mario Bianchi ha uno schema di reazione di evitamento e chiusura di fronte al comportamento aggressivo. Quello che però in realtà stiamo osservando, non è semplicemente una possibile/probabile routine di reazione di fronte ad un comportamento aggressivo, stiamo osservando come Mario Bianchi reagisce a tale comportamento in una situazione di assessment. A questo dobbiamo aggiungere la cosiddetta "variabile dell’osservatore".È infatti esperienza comune che di fronte allo stesso episodio difficilmente due osservatori differenti avranno registrato la stessa impressione. Anche se gli osservatori fossero più di uno, come quasi sempre avviene, e le loro osservazioni fossero integrate al meglio, rimarrebbe sempre il dubbio che alla fine l’elaborazione dell’assessment non sia che l’opinione sulla quale alla fine il gruppo ha scelto di convergere su come una persona ha reagito in un contesto simulato, nel quale era pienamente consapevole di essere osservato (e probabilmente per tutto il tempo).
Il Principio di Indeterminazione di Heisenberg
È come dire che ci troviamo di fronte ad un caso particolarmente eclatante e pernicioso del principio d’indeterminazione di Heisenberg: "Ciò che osserviamo non è la natura stessa ma la natura sottoposta ai nostri metodi di indagine". Si obietterà a questo punto che il principio di Heisenberg è ineludibile e ineluttabile. Tale obiezione è fondata. E probabilmente non esistono risposte rispetto a essa se non nel tentativo di Wim Wenders nel poetico film "Lisbon Story", in cui il regista riprende le immagini puntando la macchina dietro le proprie spalle per non contaminarle; infine accumula le bobine in un archivio che mai nessuno dovrà profanare. In questo modo le immagini rimarranno perfette, inviolate. E inutili.
L’osservatore di un assessment
In realtà l’osservatore di un assessment non è un filosofo alla ricerca dell’ultima verità (grazie al Cielo!), più modestamente è un artigiano che cerca di ricavare dai dati in proprio possesso la sintesi migliore per fornire un servizio al proprio cliente. La domanda da porsi non è quindi dove possiamo trovare la migliore approssimazione della verità, ma in quale modo possiamo rendere il miglior servizio possibile al nostro cliente, raccogliendo i dati più significativi e rendendoli al committente nel modo più facilmente interpretabile. Infine, come possiamo aiutarlo a identificare i purosangue e gli scoiattoli, là dove possibile, o aiutarlo a individuare le leve migliori per far correre i propri porcellini al meglio delle loro possibilità.
Possiamo rendere la simulazione un contesto reale?