Una riflessione con 3 "eppure" e 4 "spunti" per sottolineare il valore delle persone all’interno di un’organizzazione.
Eravamo un gruppo di giovani entusiasti che giravano come trottole da una parte all’altra dell’Europa, in orari impossibili, perché pensavamo di star facendo la differenza nel futuro delle persone dell’organizzazione per cui lavoravamo. Con alcuni di loro sono in contatto ancora oggi. Un giorno decise di andarsene, con nostro grande sconforto, e gli scrissi un messaggio per ringraziarlo di quanto aveva fatto per tutti noi della rete internazionale. La sua risposta fu breve ma la ricordo ancora.
Mi scrisse: "Thanks Luigina, you are an asset for this company and for the world", (Trad. Grazie Luigina, sei una risorsa per questa azienda e per il mondo).
La frase mi tornava spesso in mente anni dopo, quando HR Manager mi trovavo a discutere del budget del personale.
Si calcolava, si stimava, si riconciliava.
Si parlava di costo del personale e, quasi mai, di valore del personale.
Il personale era una spesa ma non un asset.
Eppure.
Eppure lavoravo in aziende in cui il sapere era complesso, in cui la capacità di ciascuno di contribuire, di creare, di relazionarsi, di progredire, di evolvere, era fondamentale.
Allora, perché?
Troppo frequentemente, soprattutto nelle organizzazioni, si tende a non fare quello che si ritiene troppo difficile, e questo accade ancora di più quando si tratta di risorse umane, si tende a restare nella comfort zone. Ammortamenti, immobili, beni strumentali, tutto questo si calcola facilmente, ma come si calcola, in un’organizzazione il valore delle persone?
Per rendersene conto, basta fare una semplice riflessione.
Pensate di comprare o vendere un’azienda qualunque, prendiamone una famosa, la Ferrari. Quanto potrebbe valere in termini economici, quanto sareste disposta a pagarla? Ecco, ora pensate a quanto potrebbe valere, negli stessi termini, senza le persone che ci lavorano, se si vendesse solo la scatola vuota con annessi e connessi materiali. Ci avete pensato? La comprereste allo stesso prezzo? A quanto meno?
Ecco, ora iniziamo a riflettere sul perché non la compreremmo o la compreremmo a meno.
Innanzi tutto c’è il know-how, non solo tecnico in generale, ma specifico dell’azienda, poi c’è la conoscenza del mercato, le relazioni interne ed esterne, il tempo che ci è voluto a formare i collaboratori, la capacità di risolvere i problemi, la conoscenza storica, la capacità di reperire le informazioni, tutti i temi di sicurezza, legislativi, normativi
Eppure.
Eppure si continua a ignorare il valore umano a trattare le persone come se fossero tutte fungibili, o a lasciare che il loro valore si deteriori nel tempo, non coinvolgendole, non aiutandole a formarsi, non dando loro feedback, trascurando di aiutarle a crescere con l’organizzazione e per l’organizzazione.
Questo porta, nel migliore dei casi, all’abbandono dell’organizzazione da parte di coloro che sono stati marginalizzati e trascurati, e alla fine cercano una strada diversa, nel peggiore alla demotivazione e alla perdita di preparazione di costoro, rispetto al contesto che cambia, con conseguenze che è facile immaginare.
Eppure.
Eppure basterebbe poco:
- Una strategia organizzativa che tenga conto anche delle persone, l’asset aziendale più importante.
- Un lavoro sulla leadership che renda i capi capaci di occuparsi delle loro persone in modo funzionale al loro coinvolgimento e alla massimizzazione del loro potenziale.
- Un sistema di gestione del budget del personale che tenga conto del valore del capitale umano.
- Un sistema di performance management che coinvolga le persone e le aiuti a comprendere il loro contributo all’organizzazione, dando riscontri costanti su quello che fanno in modo costruttivo.
Una volta Oscar WIlde ha scritto che un cinico è qualcuno che conosce il prezzo di tutte le cose e il valore di nessuna.
Quando si tratta delle persone, molte organizzazioni diventano ciniche e questo atteggiamento può rappresentare la porta chiusa che impedisce al costo del personale di diventare un investimento, a un’organizzazione mediocre di diventare eccellente.
Non lasciamo la chiave nelle nostre tasche.